PER SAPERNE DI PIU'           

 

Per voci bianche si intendono quelle dei bambini che non hanno ancora raggiunto l’età in cui si verifica la muta vocale, 13 anni circa, e generalmente l’età dei componenti varia dai 6 ai 16 anni. Queste voci possono cantare da soliste o in coro.

La voce infantile ha caratteristiche differenti rispetto alla struttura anatomica della voce adulta: minor sviluppo dei risonatori, corde vocali più corte e sottili contribuiscono a rendere la voce meno ricca di armoniche. Non esistono divisioni tra le voci maschili e femminili, le voci vengono distinte in soprano, mezzosoprano e contralto oppure in primi e secondi; la loro estensione va dal la3 al re4. E precisamente le note dal la3 al fa3 con risonanza di petto, dal fa3 al re4 col registro misto. Per i ragazzi salendo dal fa3 gradatamente con risonanza di testa si può preparare così il registro di falsetto o di testa; con questo registro che imita perfettamente la voce del soprano essi possono proseguire fino al la5 e talvolta al do5. Questa voce di falsetto risulta di bellissimo effetto, ma è alquanto debole, di poca consistenza. Le ragazze tendono a portare in testa le note dal fa3 al re4 passando per il registro misto, le note fa3 sol3 la4 risuonano alquanto deboli e non possono venir appoggiate bene. Il rinforzo ritorna sulle note si4 do4 re4 mi4. Le ragazze hanno un’estensione approssimativamente di una quinta sopra la voce adulta, i ragazzi invece di un’ottava. In realtà l’estensione della voce nei bambini non ha un limite fisso in quanto essa varia di anno in anno. Possiamo prendere come schema generico di estensione:

  • per i bambini dai 3 ai 4 anni dal mi3 al la4
  • dai 4 ai 6 anni dal re3 al si4
  • dai 7 agli 8 anni dal do3 al re4.

Durante la pubertà la qualità della voce dei ragazzi si distingue sempre più dalla voce tipica delle ragazze; poco prima che la voce inizi ad abbassarsi e durante il vero e proprio abbassamento, si sviluppa un caratteristico tono molto pieno e intenso. La voce del ragazzo è soggetta agli effetti dell’abbassamento della laringe, conosciuta anche come “muta della voce”; l’ultimo risultato di questo profondo cambiamento è la disponibilità di una nuova sequenza di estensioni vocali (basso, baritono, tenore, contraltista, sopranista). La voce della ragazza tende a svilupparsi generalmente nell’estensione verso l’acuto o il grave, aumentando in robustezza e assumendo il timbro caratteristico muliebre; durante la muta, che avviene in breve tempo e sovente senza che le ragazze se ne accorgano, i suoni mantengono la base sulla stessa ottava. In questo periodo anche le voci femminili vanno trattate con riguardo e moderazione di esercizio, poiché l’organo vocale, diventando più delicato, si stanca facilmente. Il momento dello sviluppo della voce nel ragazzo è lento e richiede parecchi anni prima che questa acquisti una vera consistenza. La voce del ragazzo diviene afona, aspra, il suo timbro si fa velato, l’intonazione incerta; l’organo vocale non risponde più con la primitiva prontezza, anzi i suoni escono con fatica. Un esercizio di canto, in tale periodo, stanca la voce e, se continuato disordinatamente, può anche rovinarla. Non ci sono tuttavia controindicazioni nel cantare durante la muta della voce, se ciò avviene con molta moderazione e su estensione di poche note, secondo il Garcia, il Mackenzie, il Combatte l’Isère, risulta inoltre utile e vantaggioso. La vecchia voce nei maschi (il falsetto) può essere mantenuta se il ragazzo continua a cantare nell’estensione di soprano per un certo periodo di tempo. Nel passato durante il periodo della pubertà i ragazzi meno agiati venivano sottoposti a castrazione; questo portava ad una crescita della gabbia toracica con conseguente aumento della capacità polmonare; il ragazzo aveva quindi la possibilità di continuare a cantare nei riti liturgici e mondani assicurando un’entrata economica alla famiglia. Si è osservato che i ragazzi soprano, maschi con estensione soprano, un tempo avevano in media un’età più alta rispetto ai giorni nostri; per esempio Johann Sebastian Bach era considerato un notevole ragazzo soprano fino alla metà dei suoi 16 anni, e Ernest Lough aveva 16 anni quando registrò il suo famoso “Ascolta la mia preghiera”. E’ abbastanza inconsueto quindi oggi per un ragazzo di questa età cantare ancora soprano; ai nostri giorni la pubertà inizia prima, ciò è dovuto in gran parte alla diversa dieta alimentare che comprende una grande disponibilità di proteine e vitamine rispetto agli anni passati. A causa di questo è più difficile per i ragazzi continuare a cantare soprano dopo i 13 o 14 anni.

 

Cenni storici

Il coro di voci bianche trae origine in ambito liturgico, nelle cappelle del primo Medioevo; è proprio la musica sacra a sostenere lo sviluppo di questa formazione corale e per questo gli attuali cori di voci bianche eseguono tradizionalmente e in larga parte di musica sacra. I ragazzi erano chiamati a cantare durante i servizi religiosi; diverse sono, infatti, le istituzioni religiose che hanno ospitato e tuttora ospitano cori di voci bianche: la Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa, la Chiesa Luterana e la Chiesa Anglicana. I pueri cantores sono dei cori di voci bianche impiegati in particolare nella liturgia della Chiesa cattolica; papa Gregorio Magno fondò una “Schola Puerorum” nella Basilica di San Giovanni in Laterano e nella Basilica di San Pietro in Vaticano; durante il XVI secolo i pueri cantores furono sostituiti da cantanti adulti castrati. In particolare nelle chiese la formazione musicale di voci bianche dava origine a cori di soli ragazzi maschi poiché alle donne spesso non era permesso cantare in Chiesa. Il detto di S. Paolo che “…le donne dovevano stare zitte nelle Chiese” echeggiava in larga parte della tradizione patriarcale; lo sviluppo della polifonia vocale dal Medioevo al Rinascimento e al Barocco perciò prese piede principalmente, anche se non esclusivamente, nel coro tutto maschile, nel quale tutte le parti di voci erano cantate da uomini o ragazzi. Dalla metà dell’Ottocento con l’inclusione delle voci femminili nel coro, si è vista ridurre l’importanza del coro voci bianche, altri fattori contribuirono al successivo declino: la perdita di motivazione dei bambini durante l’età puberale, una tendenza generale e sociale verso l’abbandono della pratica corale. Tuttavia è nato uso delle voci bianche non tanto per sostituire le voci femminili quanto come soggetto timbrico autonomo.

 

Il significato e l’importanza di un coro di voci bianche va al di là del puro rendimento musicale; per gli appartenenti a questi cori la formazione musicale e il fare musica insieme è un valore educativo e sociale da non sottovalutare. Il coro funge da mezzo di educazione civile e psicologica, valorizza la musica come arte e scienza, rappresenta una tra le tante forme di conoscenza musicale, inoltre è un mezzo utile alla salvaguardia delle tradizioni locali. Didatticamente il coro offre la possibilità di impostare la voce gradualmente attraverso la lettura e il canto di un testo, di migliorare la percezione sensoriale, affettiva, emotiva ed interpretativa, di perfezionare la coordinazione motoria laterale e bilaterale, di aumentare i tempi di attenzione, di concentrazione e la memoria.